L’entrata di un cliente in un negozio di abbigliamento è spesso condizionata dalla presenza di un prodotto in vetrina che attrae l’attenzione del potenziale acquirente. Quando lo store del rivenditore è di una dimensione più consistente, si entra con lo stimolo di voler curiosare fra i numerosi capi esposti. Una volta all’interno, il percorso seguito dal cliente fra corridoi ed espositori è certamente condizionato dalla conformazione e dalla dislocazione della merce, dai clienti già presenti, dai commessi che inducono una sollecitazione ai prodotti più di qualità o più convenienti.
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In rete si possono trovare innumerevoli immagini degli attori e dei personaggi più famosi, ma molte di queste sono false o più precisamente deepfake. Il deepfake è una tecnica basata sull'intelligenza artificiale adottata per la ottenere una sintesi dell'immagine umana. Viene usata per combinare e sovrapporre immagini e video esistenti con video o immagini originali, tramite una tecnica di apprendimento automatico. La tecnica è spesso usata per realizzare fake news, bufale, truffe, o compiere atti di cyberbullismo e crimini informatici di svariata natura.
E’ di queste settimane la notizia secondo la quale l'economia britannica è nella più profonda recessione da almeno un secolo, sebbene la Banca d'Inghilterra avesse annunciato un ritorno alla crescita, prevedendo una ripresa più rapida di quanto si temesse in precedenza. I dati ufficiali sulla crescita dovrebbero mostrare un calo del 21% del prodotto interno lordo (PIL) nei tre mesi fino a giugno. Dopo che il PIL è crollato del 2,2% nel primo trimestre, ciò confermerà due trimestri consecutivi di calo della produzione: la definizione tecnica di recessione.
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E’ di recente pubblicazione un interessante lavoro in cui Brittany Kaiser racconta e svela molti particolari e alcuni segreti accaduti in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2016 quando Cambridge Analytica si impegnò in una profonda analisi dei dati personali di un numero consistente di elettori per attuare una forma di condizionamento e persuasione a favore di Donald Trump.
Molti piccoli investitori che non hanno tempo sufficiente per identificare i migliori investimenti finanziari si affidano ad esperti di settore e ai fidati consulenti per migliorare le proprie possibilità di guadagno.
Ultimamente, il progressivo affermarsi di strumenti di intelligenza artificiale e big data sta aprendo nuove vie per consentire scelte di investimento maggiormente autonome e consapevoli. Questi strumenti sono ampiamente utilizzati su tutte le borse mondiali. Il trading supportato da applicazioni con algoritmi specializzati già include circa il 70% degli scambi effettuati giornalmente sulle borse mondiali.
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L’approccio alle tecnologie Big Data e a tutti gli strumenti che consentono raccolta e analisi di grandi volumi di dati sembrano da sempre a totale appannaggio di grandi aziende. E’ vero che per le grandi imprese il concetto di analytics su big data appare davvero consolidato e molti progetti su settori industriali totalmente diversi sono stati avviati anche in Italia. Per le piccole e medie aziende il discorso pare completamente differente. Il mercato italiano per le PMI è di fatto fermo ad una quota di circa il 15% del valore complessivo in questo settore tecnologico.
E’ noto che numericamente rappresentano il 99% di tutto il patrimonio industriale e questo sottolinea maggiormente quanto poco il settore investa. L’idea ricorrente è ritenere che le potenzialità dei Big Data e degli Analytics possano essere utilizzate solo da grandi compagnie. Uno studio condotto dal Politecnico di Milano ha cercato di misurare la consapevolezza delle PMI sul fenomeno e ne sono emersi interessanti risultati.
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